Nel contesto di un’Italia politicamente frammentata e priva di un governo centrale forte, l’XI e il XII secolo furono caratterizzati dalla crescita del potere feudale nelle campagne e dalla nascita dei Comuni nelle città. In questo periodo, città marinare come Genova, Venezia, Pisa e Amalfi iniziarono a consolidare la loro autonomia, diventando attori chiave nel panorama politico e commerciale del Mediterraneo.
L’Ascesa delle Città Liguri
In Liguria, città come Genova, Savona e Noli si distinguevano per la loro organizzazione politica semi-autonoma, pur trovandosi in un territorio conteso da potenze feudali come il Marchesato di Monferrato, i Vescovi di Luni e la Contea di Ventimiglia. Tuttavia, a differenza delle aree rurali dominate dai feudatari, le città liguri svilupparono sistemi amministrativi più autonomi, con una forte enfasi sulle attività mercantili e marittime.
A Genova, questo processo si concretizzò attraverso la crescita delle “Compagne”, strutture associative che avrebbero gettato le basi per la futura Repubblica di Genova.
Le Compagne: Struttura e Funzioni nella Società Genovese
A partire dalla seconda metà dell’XI secolo, Genova vide il fiorire delle Compagne, associazioni di famiglie nobili e mercantili con interessi economici e politici comuni. Le Compagne non erano solo alleanze di mutua protezione tra aristocratici, ma anche strumenti di gestione del potere e del commercio.
I Consoli e la Struttura delle Compagne
Ogni Compagna aveva una struttura gerarchica ben definita:
- I capi inizialmente erano denominati “comites” (conti) e “vicecomites”, poi sostituiti dal titolo di “consoli”.
- I Consoli avevano funzioni sia civili che militari, dalla gestione delle finanze al comando delle flotte e degli eserciti genovesi.
- Le decisioni venivano prese in un parlamento delle Compagne, un’assemblea dove le famiglie più influenti discutevano strategie politiche e commerciali.
Nel 1099, Genova dimostrò la sua crescente influenza organizzando una spedizione navale per supportare la Prima Crociata, ottenendo importanti privilegi commerciali nei porti del Levante.
L’Inclusione delle Classi Artigiane e la Lenta Democratizzazione
Con il passare del tempo, le Compagne si aprirono a nuovi gruppi sociali. Inizialmente dominate dai nobili e dai grandi mercanti, cominciarono a includere anche artigiani, piccoli commercianti e cittadini comuni.
Questa evoluzione sociale aveva due conseguenze fondamentali:
- Allargamento della base politica del Comune, con una partecipazione più ampia alla difesa della città e alle attività commerciali.
- Maggiore conflitto tra classi sociali, poiché la nuova borghesia mercantile e artigiana iniziava a rivendicare più diritti rispetto all’aristocrazia dominante.
Queste tensioni avrebbero poi dato origine alle lotte tra le fazioni dei Nobili e dei Popolari, che avrebbero caratterizzato la politica genovese nei secoli successivi.
Il Ruolo del Vescovo e la Strutturazione Giuridica
Sebbene Genova fosse formalmente sotto l’autorità del Sacro Romano Impero, il Vescovo di Genova svolgeva un ruolo simbolico nella vita politica della città. Le sue funzioni erano principalmente rituali e morali, mentre il vero potere decisionale apparteneva ai Consoli e ai rappresentanti delle Compagne.
Ogni membro delle Compagne doveva giurare fedeltà a un “Breve”, un documento statutario che regolava i diritti e i doveri degli associati. Il mancato rispetto delle norme stabilite poteva comportare:
- Sanzioni economiche
- Perdita dei diritti civili
- Esclusione dalla comunità
Questa rigida disciplina contribuì a creare un senso di appartenenza e di coesione sociale, elementi fondamentali per la futura Repubblica di Genova.