La Prima Crociata (1096-1099), lanciata sotto l’egida di Papa Urbano II nel 1095, fu un’impresa militare che segnò profondamente la storia medievale. La Repubblica di Genova, con la sua potente flotta e il suo spirito mercantile, giocò un ruolo determinante nel successo dell’operazione, fornendo supporto logistico, uomini e rifornimenti essenziali.
Mentre la Crociata era guidata dai grandi signori feudali europei, senza l’intervento navale delle città marinare italiane, il risultato sarebbe stato ben diverso. Genova, spinta tanto dall’entusiasmo religioso quanto dall’opportunità di espandere la sua influenza commerciale nel Mediterraneo orientale, rispose prontamente alla chiamata del Papa.
L’Appello alla Crociata e la Risposta Genovese (1095-1097)
Nel 1095, Urbano II indisse i Concili di Piacenza e Clermont, esortando la cristianità occidentale a liberare Gerusalemme e i Luoghi Santi dal dominio dei Turchi Selgiuchidi. L’eco della sua chiamata giunse anche in Liguria, grazie all’influenza dei Vescovi di Grenoble e Orange, i quali contribuirono a diffondere l’appello tra la nobiltà e i mercanti genovesi.
La risposta fu immediata: nella chiesa di San Siro, il popolo e le autorità di Genova decisero di partecipare all’impresa, armando una flotta di dodici navi che partì nel luglio del 1097. Questo contingente trasportava non solo soldati, ma anche artigiani, carpentieri e ingegneri, fondamentali per l’assedio delle città fortificate in Oriente.
Il Contributo Militare di Genova e l’Assedio di Antiochia (1097-1098)
Mentre la spedizione popolare di Pietro l’Eremita si concluse tragicamente, la principale forza crociata, guidata da Goffredo di Buglione, Raimondo di Tolosa, Boemondo di Taranto e Baldovino di Fiandra, ottenne importanti successi, conquistando Nicea (1097), Antiochia (1098) e infine Gerusalemme (1099).
Tra questi eventi, uno dei momenti più critici fu l’Assedio di Antiochia (1097-1098). La città, protetta da mura possenti e ben difesa dai Selgiuchidi, resistette per mesi agli attacchi crociati. La situazione nel campo crociato divenne disperata:
- La fame e le malattie decimavano gli assedianti.
- La morale era a terra, con molti cavalieri pronti alla ritirata.
- Le macchine d’assedio erano insufficienti per superare le fortificazioni.
Fu in questo momento che la flotta genovese, guidata da Guglielmo Embriaco, giunse nel porto di San Simeone, portando viveri, armi, legname e uomini freschi. I genovesi contribuirono alla costruzione di torri d’assedio e macchine da guerra, fornendo un apporto tecnico e militare senza il quale l’assedio sarebbe fallito.
Il 31 maggio 1098, grazie al tradimento di un armeno all’interno della città, i crociati riuscirono a entrare ad Antiochia e a conquistarla, massacrando la popolazione musulmana e ponendo le basi per il futuro Principato crociato di Antiochia.
Genova e la Conquista di Gerusalemme (1099)
Dopo la vittoria di Antiochia, l’esercito crociato avanzò verso Gerusalemme, che venne conquistata il 15 luglio 1099 dopo un assedio feroce. Anche in questa fase i genovesi fornirono supporto logistico, utilizzando le proprie navi per trasportare rifornimenti lungo la costa palestinese.
In segno di riconoscimento per il loro contributo, i Genovesi ottennero importanti privilegi commerciali nei porti conquistati, in particolare Acri, Giaffa e Cesarea, dove stabilirono fondachi e colonie mercantili. Questo segnò l’inizio della presenza commerciale genovese nel Levante, che sarebbe durata per secoli.
Il Ritorno a Genova e il Culto di San Giovanni Battista
Sulla via del ritorno, la flotta genovese fece tappa in Licia, dove recuperò le ceneri di San Giovanni Battista. Questa reliquia, riportata trionfalmente a Genova, venne custodita nel Duomo di San Lorenzo, diventando uno dei simboli sacri della città e rafforzando il legame tra la Repubblica e la Chiesa.
L’arrivo delle ceneri fu considerato un segno divino e contribuì a rafforzare l’identità religiosa e politica di Genova, che si poneva come difensore della cristianità nel Mediterraneo.