
Questa è la mia storia, un percorso iniziato all’improvviso con un tumore all’intestino non diagnosticato. La condivido per informare, dare speranza e offrire solidarietà a chiunque stia affrontando una battaglia simile, come paziente oncologico o come familiare. Perché nessuno dovrebbe sentirsi solo in questo cammino.
07 Febbraio 2022: Il Dolore Che Cambia Tutto
Erano le 22.00 del 7 febbraio 2022. Un dolore improvviso mi ha colpito all’addome. Non un fastidio passeggero, ma un dolore profondo, acuto, che toglieva il respiro e non permetteva di aspettare. Un dolore che mi ha piegato in due e mi ha costretto a cercare aiuto immediatamente. Poco dopo ero al pronto soccorso. La situazione è precipitata in fretta: nel giro di due ore e mezza, ero già in sala operatoria per un intervento d’urgenza.
La Scoperta Sotto i Ferri: Un Tumore all’Intestino Nascosto
Nei mesi precedenti, non avevo avuto segnali allarmanti. Solo qualche bruciore di stomaco occasionale, fastidi leggeri, nulla che facesse pensare a un problema grave. Non avevo fatto visite specifiche e nemmeno i medici, nell’emergenza di quella notte, sospettavano la vera causa. La diagnosi è arrivata durante l’intervento chirurgico. I chirurghi hanno scoperto la causa del dolore: una massa tumorale aveva perforato il mio intestino. Il contenuto intestinale (materiale fecale) si era riversato nell’addome, creando un rischio altissimo di peritonite (una grave infezione della membrana che riveste l’addome) e sepsi (un’infezione generalizzata potenzialmente mortale). Era una corsa contro il tempo.
La realtà mi ha colpito come un pugno: avevo un tumore all’intestino, non diagnosticato, che aveva già causato un danno gravissimo, perforando la parete dell’organo.
Terapia Intensiva, Stomia Temporanea e un Lungo Recupero
Dopo l’operazione, ho passato un giorno in terapia intensiva. Poi è iniziata una lunga degenza in ospedale, durata quasi un mese. Durante l’intervento, mi avevano asportato 25 centimetri di intestino. Per permettere alla parte operata di guarire senza rischi, mi avevano applicato una stomia temporanea: si tratta di un’apertura sull’addome a cui viene collegata una sacca esterna per raccogliere le feci, deviandole dal tratto intestinale in via di guarigione. Da quel momento, la mia vita è cambiata radicalmente. Ogni gesto quotidiano, il rapporto con il mio corpo, la percezione del tempo e della vita stessa hanno assunto un significato nuovo. Era iniziato un percorso che non avevo scelto, una battaglia che dovevo affrontare con tutte le mie forze.
Una Tregua Apparente e Nuovi Segnali da Ascoltare
Per un periodo, dopo aver tolto la stomia e ripreso una vita più normale, sembrava che il peggio fosse passato. L’alimentazione era tornata varia, il corpo rispondeva bene. Avevo perso peso, ma recuperavo le forze, camminavo ogni giorno e mentalmente mi sentivo forte. I controlli periodici andavano bene, mi dicevano.
Eppure, sentivo che qualcosa non andava. Quella capacità di ascoltare il mio corpo, affinata durante la malattia, mi mandava segnali sottili. Ho iniziato ad avere piccoli problemi nell’evacuazione: irregolarità, sensazione di non svuotarmi completamente, una fastidiosa pressione nella parte bassa del retto. Ho fatto tutti i controlli possibili: visite specialistiche, rettoscopia (un esame interno del retto), TAC con mezzo di contrasto (una radiografia dettagliata). Tutti parlavano di una semplice infiammazione post-operatoria, forse una stenosi (un restringimento del canale intestinale). Ma intanto, i marcatori tumorali – valori specifici nel sangue (come il CEA e il Ca 19-9) che possono indicare l’attività di un tumore – iniziavano lentamente a salire. Raccontavano una storia diversa. Il mio oncologo, fidandosi anche del mio istinto, ha voluto approfondire con una risonanza magnetica, un esame ancora più dettagliato dei tessuti.
Febbraio 2025: La Recidiva del Tumore
La risonanza ha confermato i miei timori. Il tumore era tornato. Una recidiva locale, cioè il cancro si era ripresentato nello stesso punto dell’intestino dove ero stato operato la prima volta (la zona della ricanalizzazione). Era cresciuto in profondità, infiltrando i tessuti circostanti (la fascia mesorettale) e arrivando vicino alla vescica. Fortunatamente, non c’erano metastasi a distanza (il tumore non si era diffuso ad altri organi lontani come fegato o polmoni), ma c’erano dei linfonodi sospetti (piccoli organi del sistema immunitario vicini al tumore che potevano essere stati raggiunti dalle cellule tumorali). Era una diagnosi pesante, concreta, che mi ha spiazzato. Tutta la fatica fatta sembrava non essere bastata. Eppure, questa volta, non mi sono spezzato.
La Seconda Battaglia: Affrontare la Chemioterapia con Nuova Consapevolezza
A marzo 2025 è iniziato un nuovo percorso terapeutico. Un ciclo di chemioterapia (con una combinazione di farmaci chiamata FOLFIRI) associata a un farmaco biologico (una terapia più mirata che colpisce specifici meccanismi delle cellule tumorali). L’obiettivo non era più preventivo come dopo il primo intervento, ma curativo e di contenimento: ridurre la massa tumorale in vista di un possibile nuovo intervento chirurgico (resezione).
Sapevo già cosa aspettarmi dalla chemio, ma questa volta è stato diverso. Il mio corpo era più provato, più sensibile. Gli effetti collaterali sono arrivati quasi subito: nausea, stanchezza profonda (spossatezza), dolori nella zona rettale (intensificati dai farmaci antidolorifici oppioidi che dovevo prendere). Giornate difficili si alternavano a momenti di relativo benessere.
Ma la vera differenza, questa volta, l’ha fatta la mia preparazione.
Il Mio Protocollo Personale di Supporto Durante la Chemioterapia
In questa seconda battaglia contro il cancro, non mi sono affidato solo alle cure mediche. Ho costruito un protocollo personale, su misura per le mie esigenze fisiche e mentali, per supportare il mio corpo durante la chemioterapia. (Nota: Questo è il mio percorso personale, è fondamentale che ogni paziente discuta qualsiasi approccio integrativo con il proprio team medico):
- Alimentazione Mirata: Dieta a basso carico intestinale (poche scorie) ma nutriente ed energetica.
- Riso bianco stracotto e sciacquato (per ridurre l’amido e facilitare la digestione).
- Verdure facilmente digeribili (carote, zucchine, zucca) stracotte e frullate.
- Proteine leggere: merluzzo, pollo, tacchino al vapore o bolliti, uova.
- Patate e mele cotte.
- Olio extravergine d’oliva (EVO) e olio MCT (un tipo di grasso facilmente assorbibile che fornisce energia rapida).
- Yogurt bianco naturale fatto in casa (per i fermenti).
- Miele.
- Pane bianco tipo rosetta o baguette (leggero e con poca fibra).
- Idratazione Costante: Oltre 2,5 litri di liquidi al giorno tra acqua naturale, tisane e brodi vegetali leggeri.
- Tisane lenitive: tiglio, camomilla, malva.
- Tisane antiossidanti/toniche leggere: tè verde (detainato o leggero), rooibos, ibisco.
- Bevande alternative al caffè: caffè di cicoria o d’orzo per stimolare l’intestino delicatamente.
- Movimento Quotidiano Adattato: Almeno 30 minuti di camminata leggera quasi ogni giorno, alternando 3 giorni di attività e 1 di recupero. Nei giorni migliori, esercizi leggeri con piccoli pesi.
- Riposo Flessibile: Ascoltare il corpo e assecondare la stanchezza indotta dalla chemio, concedendomi brevi sonnellini anche durante il giorno se necessario.
- Supporto Nutrizionale Extra:
- Integratori nutrizionali liquidi iperproteici e ipercalorici (es. Fortimel Protein) nei giorni di maggiore difficoltà alimentare.
- Proteine in polvere idrolizzate (facilmente digeribili) per supportare i muscoli.
- Olio MCT aggiunto ai pasti per aumentare l’apporto calorico.
- Integratori concordati con l’oncologo: multivitaminico, vitamina D3, Omega 3.
Una Mente Sveglia, un Corpo Che Comunica
Nonostante la durezza delle cure, la mia lucidità mentale è rimasta alta. Ci sono giorni di stanchezza profonda, è innegabile. Ma ci sono anche momenti in cui la mia mente è attiva: cucino, faccio progetti, studio, scrivo. La volontà non si è spenta. Ho smesso completamente di fumare e ho regolarizzato ogni mia abitudine. Osservo il mio corpo con un’attenzione nuova: ogni segnale è un messaggio, ogni cambiamento un’informazione preziosa. Grazie a questo approccio integrato, specialmente all’alimentazione su misura, le mie evacuazioni, che erano diventate un problema doloroso e complesso anche per via degli antidolorifici oppioidi (come l’ossicodone – Dolstip, Depalgos), sono diventate più regolari (3-4 volte al giorno), senza dolore e con una sensazione di svuotamento quasi normale. Non ho sviluppato la stitichezza invalidante che spesso questi farmaci possono causare.
Oggi, 20 Aprile 2025: Il Bilancio Attuale
Oggi, nonostante la chemioterapia in corso, ho recuperato 2 kg. Un piccolo traguardo che per me significa molto. Il tumore è ancora lì, la battaglia non è finita. Ma io non sono più la stessa persona di tre anni fa. Ho imparato a conoscere meglio il mio corpo, a capire come supportare le mie difese naturali, come nutrirmi, come “difendermi” attivamente.
Ho imparato a usare tutti gli strumenti a mia disposizione: la scienza medica, le risorse della natura (alimentazione, erbe), la forza del pensiero positivo e della consapevolezza, le informazioni trovate online (web, AI come strumento di ricerca), la scrittura come terapia, la mia memoria e la mia voce. Non lo faccio con l’illusione di “salvarmi” magicamente, ma con l’obiettivo di vivere pienamente, al meglio delle mie possibilità, anche nel mezzo di questa difficile battaglia.
Condivido questa esperienza sperando possa essere utile a qualcun altro che sta navigando nelle acque difficili del “mondo oncologico”. Se stai affrontando il cancro, o se sei vicino a qualcuno che lotta, spero che la mia storia possa darti qualche spunto, un po’ di conforto o semplicemente farti sentire meno solo. La condivisione è supporto, e il supporto è fondamentale. Non siamo soli in questo cammino.
La prossima settimana mi aspettano gli esami del sangue. Sono controlli fondamentali prima di ogni infusione, servono per verificare che i valori del sangue, come globuli bianchi, rossi e piastrine, si siano ripresi abbastanza dopo l’ultima terapia e che il mio corpo sia pronto per la dose successiva. Se i risultati saranno buoni, potrò procedere con la seconda infusione di questo ciclo di chemioterapia.
La somministrazione del farmaco avviene attraverso il Port (chiamato anche Port-a-Cath). Si tratta di un piccolo dispositivo impiantato chirurgicamente sotto la pelle, nel mio caso nella parte alta del petto, sotto la clavicola destra. Questo dispositivo è collegato a un piccolo tubo (catetere) che arriva direttamente in una grande vena centrale vicino al cuore. Usare il Port è molto importante per questo tipo di farmaci chemioterapici, perché permette di infonderli in modo sicuro direttamente nel flusso sanguigno, evitando di danneggiare o irritare le vene più piccole e fragili delle braccia e riducendo il rischio di complicazioni.
La battaglia continua, un passo alla volta, un’infusione dopo l’altra. La prossima durerà circa due ore e mezza. Un tempo che non intendo sprecare: userò il mio piccolo PC per continuare a raccontare, perché anche la scrittura è parte di questo cammino, un modo per dare senso e per sentirci più vicini. Vi racconterò com’è andata e cosa ne è nato nel prossimo aggiornamento. Grazie per aver letto fin qui.